In Italia li chiamavano ( o li chiamano) "terroni". Lavoratori che dal Sud, agricolo e poco industrializzato, andavano verso il "triangolo industriale" tra Milano, Torino e Genova. Interi quartieri di queste città erano abitati, come piccoli ghetti, da calabresi, pugliesi, siciliani o lucani.
In Germania, dopo la seconda guerra mondiale, i lavoratori immigrati che arrivavano per ricostruire strade, fogne e quant'altro venivano chiamati "gastarbeiter" cioè "lavoratori ospiti", perché restavano 6 mesi o un anno al massimo e poi ritornavano nei rispettivi paesi. ( Nds: i tedeschi sono sempre molto precisi: lavori, guadagni e te ne vai.)
Sempre in America, gli emigrati italiani che lavoravano a giornata, venivano chiamati "daygo" appunto perché con la loro misera conoscenza dell'inglese riuscivano solo a dire "one day and go", indicando ai vari caporali che non sarebbero rimasti a lavorare per molto, ma si accontentavano del poco.
In Arabia Saudita, in Dubai ed in India, sono i bengalesi, con i loro abiti di lino e le loro misere speranze di una vita migliore, che lavorano senza sosta sotto il sole per pochi dollari da inviare a casa tramite fidati connazionali.
In Sicilia, in Calabria, in Puglia, sono i così detti "extra comunitari" di colore, arrivati con barconi fatiscenti, dopo aver attraversato il deserto e il mare, provenienti dalla Nigeria, dal Niger, dalla Sierra Leone o dal Mali, che raccolgono pomodori, arance, limoni per pochi euro a cassetta. Anche loro, come gli altri, sono costretti a vivere in alloggi di fortuna forniti dagli stessi caporali senza la minima igiene.
Moldavi, bengalesi, italiani, africani, non ha importanza la provenienza siamo tutti uguali per necessità e per desideri. Per gli "opulenti" imprenditori sono (siamo) solo braccia da sfruttare per abbassare i costi di produzione e per gli indigeni, allo stesso tempo, sono (siamo) solo invasori venuti a rubare.
Una cosa certa è che le persone si muovono e si spostano seguendo il denaro e le speranze illuse dal sistema capitalista, che promette tutto in cambio della propria vita.
... bravissimo. Un ciclo che non si può arrestare fintantoché questo sistema perdura. Lungo la stessa linea di "un ciclo siamo macellati / un ciclo siamo macellai /
RispondiEliminaun ciclo riempiamo gli arsenali /
un ciclo riempiamo i granai" (CCCP).